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Migliorare il posizionamento di un sito web su Google o su altri motori di ricerca è l’obiettivo di una qualunque campagna SEO.
Sappiamo che Google classifica i risultati di ricerca tenendo conto sia della qualità e della pertinenza del contenuto con la query di ricerca ma anche del trust della pagina e del sito web che lo ospita.
La link building è la tecnica SEO che ha come obiettivo l’aumento del trust e dell’autorevolezza di un sito web acquisendo link in entrata da altri siti internet.
Detta così sembra facile ma non lo è. Fare link building nel 2023 richiede esperienza ed intuito, tutte qualità che si acquisiscono negli anni. In questa guida riportiamo un metodo pratico su come fare link building, che sappiamo già può essere o meno condiviso da alcuni consulenti SEO.
La SEO, infatti, presenta molte scuole di pensiero, soprattutto per quanto riguarda questo tema. Tutti però concordano su una cosa, ovvero che senza link building è estremamente difficile ottenere posizionamenti di rilievo su SERP competitive.
Indice dei Contenuti
Per comprendere appieno l’importanza della link building è necessario partire dalla base, ovvero dal significato di link e dalle varie tipologie di collegamenti su cui è possibile far leva per creare una rete di pagine web.
Link è un termine inglese che significa catena, collegamento. In informatica un link, detto anche hyperlink o ipertesto, rappresenta un collegamento ipertestuale tra pagine web. Lo scopo del link è trasportare l’utente in una pagina web nella quale viene approfondito l’argomento oggetto del link stesso.
Per inserire un link in una pagina web si utilizza il tag HTML <a> come nel seguente esempio:
Un link è formato da:
<a></a>
del link e rappresenta la sezione di testo cliccabile;I valori che possono essere configurati con l’attributo rel sono diversi ma a fini SEO quello che ci interessa approfondire è il valore nofollow, che indica al motore di ricerca di non trasferire trust alla pagina web di destinazione. Tratteremo più nello specifico questo concetto nei paragrafi successivi quando parleremo di link juice.
Solitamente l’attributo rel=”nofollow” viene adoperato per link di affiliazione, link sponsorizzati, credits nel footer o per ottimizzare il crawl budget del sito web.
Un link in assenza di tale attributo viene ritenuto do-follow. Un link do-follow, o semplicemente follow, contrariamente dal primo indica al motore di ricerca di trasferire trust alla pagina linkata.
Per concludere, un link che ha come pagina di destinazione una pagina appartenente allo stesso sito web si dice link interno. Invece, quando la pagina di destinazione è quella di un altro sito web si parla di link esterno.
Un link esterno che ha come pagina di destinazione una home page viene definito surface link. Diversamente, se usato per linkare una qualunque pagina interna, viene chiamato deep link.
Infine, i link ricevuti da una pagina web vengono definiti link in entrata o più comunemente backlink.
Diversi possono essere i modi per linkare una risorsa o una pagina web. In una campagna di link building è importante diversificare il modo in cui viene linkato un sito web per evitare di incorrere in potenziali penalizzazioni.
Al momento possiamo identificare le seguenti tipologie di link:
Si dicono link manipolativi quelli che hanno come anchor text la parola chiave con la quale si vorrebbe posizionare la pagina di destinazione. Esempio:
<a href="https://www.squeezemind.it">Agenzia web</a>
Un link come quello nell’esempio suggerisce a Google di posizionare la URL https://squeezemind.it come risultato per la query di ricerca Agenzia web.
Nel gergo della link building spesso i link manipolativi vengono chiamati link con anchor secca o anchor esatta.
Si dicono link branded tutti i link che contengono il brand nella anchor text o sue possibili varianti. Esempi di link branded sono:
<a href="https://www.squeezemind.it">SqueezeMind</a>
<a href="https://www.squeezemind.it">www.squeezemind.it</a>
<a href="https://www.squeezemind.it">guida alla link building di SqueezeMind</a>
Si dicono link navigazionali tutti i link che hanno come anchor text una parola chiave generica. Esempio:
<a href="https://www.squeezemind.it">clicca qui</a>
<a href="https://www.squeezemind.it">su questo sito</a>
Si dicono link sitewide tutti link che si ripetono in molte pagine del sito web come ad esempio quelli inseriti nel footer, nella sidebar e nello header della pagina.
È una tipologia di link sconsigliata per fare link building in quanto potrebbe portare a penalizzazione da parte di Google sia per chi lo riceve che per chi lo inserisce.
Se proprio non è possibile farne a meno, è sempre meglio inserire come sitewide un link branded di tipo nofollow.
Sono i link posti sulle immagini. Hanno una minore rilevanza rispetto ai classici link testuali in quanto trasferiscono a Google meno informazioni sul contesto e sul motivo per il quale è stato inserito.
Per questo motivo è molto importante specificare il l’attributo alt nelle immagini e trattarlo come se fosse una normale anchor text di un classico link testuale. Esempio:
<a href="https://www.squeezemind.it"><img src="agency.jpg" alt="SqueezeMind" /></a>
Come già detto un link follow è un link che trasferisce trust alla pagina di destinazione. Un link nofollow non fa altrettanto pertanto da solo non è molto utile ai fini del posizionamento.
Ma come vedremo quando affronteremo l’argomento delle citazioni, anche un link nofollow ha la sua importanza in una campagna di link building, contribuendo ad arricchire il profilo di backlink del sito web.
Sono link provenienti da pagine non indicizzate su Google come quelle bloccate da robots.txt o che contengono il meta tag noindex. A fini SEO il link non ha alcun valore.
Un link si dice di alta qualità quando proveniente da siti web autorevoli, famosi, ben posizionati e con argomenti pertinenti alla pagina web da linkare.
Al contrario un link è di bassa qualità se proviene da domini poco autorevoli, con poche parole chiave posizionate o aventi troppe pagine con link in uscita.
Vedremo successivamente come valutare la qualità di un link.
Sono quei link che avvengono per mezzo di redirect 301. Nella blackhat SEO è consono comprare domini scaduti, detti dropped domains, con un buon profilo di backlink ed effettuarne il redirect completo alla home page del sito.
Se ben fatta è possibile ottenere una spinta grazie al trust trasferito dai link che linkavano le pagine del dominio scaduto. Se fatta male o con superficialità, potrebbe causare seri problemi.
Sono link provenienti dall’utilizzo del tag HTML <iframe>. Vengono utilizzati per incorporare sulla pagina di origine il contenuto della pagina specificata nell’attributo src del tag iframe.
Come vedremo, ricevere link da siti autorevoli e a tema è determinante per ottenere posizionamenti degni di nota, soprattutto in settori competitivi. Ricevere link però, è estremamente difficile.
Con l’avvento dei social network oggi è più probabile ricevere like che link. A meno che non si tratti di un brand riconosciuto ed apprezzato, ricevere un link spontaneo è davvero complesso e faticoso.
La soluzione a questo problema è la link building. Per definizione, dunque, la link building è una tecnica SEO di ottimizzazione off site tramite la quale costruire artificialmente un profilo di backlink, con l’obiettivo di aumentare l’autorevolezza dell’intero sito web.
Se fatta correttamente e il sito web ben strutturato e con contenuti di ottima qualità, i risultati della link building sono strepitosi. Di seguito riportiamo un grafico di Google Analytics di una case study condivisa da Alessandro Caira a testimonianza dell’efficienza di una link building fatta bene.
Per ottenere risultati concreti non è sufficiente ottenere backlinks da pagine rilevanti su siti web in topic con quello che si vuole linkare. È molto importante nel periodo precedente alla link building lavorare per creare un brand, affinché l’attività di acquisizione di link possa risultare quanto più possibile naturale.
Tratteremo questo argomento nel dettaglio nei paragrafi successivi.
Sappiamo che la fase preliminare di un motore di ricerca come Google è l’information retrieval, ovvero l’acquisizione delle informazioni presenti in una pagina web per successivamente creare l’indice.
Il link è pertanto un fattore determinante senza il quale lo spider non riuscirebbe a navigare su internet e scoprire nuovi contenuti e siti web per arricchire il database del motore di ricerca. Un sito web che non possiede link in ingresso da un altro sito web è praticamente invisibile in quanto lo spider non avrebbe modo di scoprirlo.
Per questo motivo Google mette a disposizione strumenti come la Search Console per indicare l’esistenza del sito e di nuove pagine web tramite il submit della sitemap XML.
Google deve molto ai link e li usa per:
Tutto attraverso i link. Per questo ancora oggi i link sono uno dei segnali di ranking più importanti.
Una pagina web fondamentalmente è composta da header, contenuto, footer e sidebar. Quest’ultima è opzionale.
La sezione header della pagina è la parte che sta in alto a tutto e dove generalmente viene inserito il menu di navigazione del sito web. Insieme a footer e sidebar contiene i link che per la maggiore si ripetono su tutto il sito, il famoso boilerplate.
Nella sidebar vengono generalmente inseriti i link interni contestuali alla pagina visualizzata. Ad esempio nella pagina di categoria di un e-commerce potrebbero essere presenti i link alle sottocategorie della stessa.
Nel footer vengono inseriti solitamente link a pagine leggermente meno importanti per l’utente che naviga il sito come la pagina privacy o link istituzionali come quelli alla pagina chi siamo.
Essendo di tipo sitewide i link in footer, sidebar ed header, sono assolutamente sconsigliati per fare attività di link building.
La sezione contenuto è quella destinata a contenere il testo della pagina. Essendo lo scopo del link quello di fornire un approfondimento al lettore, questa è la sezione più indicata per inserire link esterni.
Il link assume più o meno importanza in funzione della sua collocazione all’interno della content area. In sostanza quello che bisogna sapere è che:
Fino ad ora abbiamo detto molto semplicemente che un link do-follow conferisce importanza alla pagina web di destinazione. Questa importanza è il PageRank.
Il PageRank, siglato PR, è un algoritmo di Google che in funzione del numero di link in ingresso e della loro qualità, assegna un peso numerico in scala logaritmica da 1 a 10 ad ogni pagina web. Più una pagina ha PageRank alto e maggiore sarà la sua importanza all’interno dell’indice del noto motore di ricerca.
Per molto tempo PageRank è stato l’unico parametro usato per determinare il posizionamento di una pagina web su Google, ed il suo valore era addirittura reso pubblico. Oggi sono diversi i fattori di ranking che influiscono sul posizionamento ma come già visto i backlink continuano ad avere un peso molto importante.
La quantità di PageRank che una pagina web può trasferire attraverso un link è nota come link juice, ossia il valore (succo/juice) che la pagina ha acquisito grazie a tutti i link ricevuti. Se una pagina contiene diversi link do-follow, siano essi esterni o interni, del juice viene trasferito a tutte le pagine di destinazione a cui puntano i link.
Naturalmente una pagina può trasferire una quantità di juice massima equivalente al proprio PageRank, ammesso che ne abbia accumulato. Alla base di questo concetto c’è un aspetto fondamentale, ovvero che non tutti i link in ingresso forniscono la stessa quantità di juice.
Ricevere ad esempio link da pagine troppo recenti che a loro volta non hanno link in entrata, significa ricevere una quantità di juice prossima allo zero. Naturalmente qualora queste pagine dovessero iniziare a ricevere link nel tempo, accumuleranno juice che verrà trasferita anche a tutte le pagine da essa linkate.
In una strategia di link building, infatti, l’effetto di un link proveniente da pagine nuove lo si può notare anche a distanza di diversi mesi.
La link juice è utile per comprendere il senso di un backlink ma non è possibile misurarla. Per giudicare un link in entrata è necessario effettuare diverse valutazioni sulla pagina e sul sito web di origine, che affronteremo nei paragrafi successivi. Sicuramente occorrerà rispondere ad alcune domande come ad esempio:
Ogni giorno Google organizza i siti web in topic, ossia il tema principale trattato dal sito web. Naturalmente esistono anche siti web multi argomento, i cosiddetti siti generalisti, che sono quindi organizzati in più topic di riferimento.
Grazie a questa catalogazione Google è in grado di distingue tra link rilevanti, ovvero provenienti da fonti con un tema simile a quello trattato, da link irrilevanti.
Più un link è rilevante e più juice verrà trasferito proprio per via dell’affidabilità della fonte. È più affidabile il suggerimento di una fonte pertinente di una che non lo è. È normale e giusto che sia così.
Quindi un sito web, per quanto possa essere famoso, se non è in topic con il sito web linkato non può essere considerato autorevole nel contesto specifico e quindi trasferirà una quantità di juice inferiore rispetto ad un sito in topic, seppur meno famoso.
Link provenienti da siti web generalisti, seppur inseriti in categorie in topic, non potranno mai essere ritenuti all’altezza di quelli provenienti da siti web verticali sull’argomento specifico, pertanto anche qui la quantità di juice trasmessa sarà inferiore.
Naturalmente se il dominio è estremamente noto e popolare, anche se non proprio a tema, è da considerarsi positivo. Ad esempio un link da repubblica.it non può che essere apprezzato.
Nel paragrafo dedicato all’analisi del profilo di backlink vedremo come misurare l’autorevolezza di un sito web.
Quando si decide di acquisire un link nasce la necessità di individuare sul web le pagine più autorevoli nello stesso contesto della pagina di destinazione, per ottenere il massimo beneficio.
Non basta dunque che il sito web di origine sia in topic ma occorre che l’argomento trattato dalla pagina dalla quale si riceve il link sia pertinente. In poche parole le due pagine devono essere tra di loro rilevanti.
Se inoltre la pagina di origine è autorevole, ovvero Google la sta premiando posizionandola per diverse parole chiave, allora è proprio il massimo.
Quindi per fare un po’ di chiarezza, il topic rappresenta l’argomento generico trattato dalla globalità del sito web mentre il contesto rappresenta il tema specifico della pagina. Ad esempio il topic del blog di Salvatore Aranzulla è la tecnologia ma il contesto di un suo tutorial sulla local SEO è proprio la SEO locale.
Dunque come prima cosa occorre individuare i termini per la quale si è posizionata la pagina che si vuole linkare e successivamente andare alla ricerca di pagine meglio posizionate per gli stessi termini, sinonimi o correlati e cercare di ottenere un backlink da esse.
Naturalmente non è semplice ottenere un link da pagine che competono per lo stesso argomento. Sarebbe l’ideale ma è già possibile accontentarsi di link in ingresso da pagine quantomeno in parte rilevanti con quella di destinazione.
Abbiamo visto che quando un sito A linka un sito B sta in qualche modo esprimendo un voto favorevole, conferendogli valore. Un sito non linka un altro sito se non ritiene la risorsa linkata sia davvero importante per i propri lettori. Più il sito di origine è importante e pertinente e più juice trasferisce al sito di destinazione.
Un link ha impatti positivi sul posizionamento anche per il sito di origine se inserito in un contesto dove rappresenta davvero un approfondimento utile per il lettore, contribuendo ad arricchire e completare il contenuto. Quindi inserire link esterni è un bene.
Per capire se un link è utile e genuino Google dovrà:
In questo continuo processo di analisi, Google costruisce quello che chiamiamo link graph, ovvero l’insieme di relazioni tra pagine web. Interrogando il link graph, Google avrà l’opportunità di sapere quali sono le pagine più linkate, da quali fonti e per quali argomenti. Sarà dunque in grado di capire quale sito il web ritiene più autorevole per determinati intenti di ricerca.
I link dunque sono un forte segnale di popolarità per Google che gli forniscono la possibilità di migliorare la qualità dei risultati di ricerca. Essendo così importanti sono sottoposti a continue analisi e valutazioni per individuare quelli prodotti artificialmente con lo scopo di manipolare il ranking.
Come per tutte le cose, anche il mondo del web ha le sue leggi e un suo equilibrio. L’errore più grande di quando si fa link building è quello di non avere una visione di insieme del sito web, della sua tipologia e di come viene visto da Google.
Per via della foga di raggiungere gli obiettivi di posizionamento spesso si vanno a rompere delicati equilibri in termini sia di quantità di link che di qualità dei link, generando dunque delle situazioni anomale che alla lunga portano a penalizzazioni.
La link building può ritenersi un’attività sicura nell’ottica in cui viene fatta per accrescere in modo naturale il profilo di backlink senza forzature varie, inutili e pericolose.
Quando un sito web presenta una crescita anomala di backlink, ovvero superiore alla media dei siti dello stesso topic, Google attiva un campanello d’allarme.
Una crescita improvvisa di link può essere giustificata da una controprova come la reale crescita di popolarità del brand. Ma come fa Google a capire se i link sono o meno giustificati? Verificando tutta una serie di fattori che analizzeremo tra poco.
Google è consapevole dell’impatto dei link sul proprio algoritmo di ranking e per evitare manipolazioni ha nel tempo introdotto algoritmi come Google Penguin e valutatori umani come il webspam team ed i quality rater per individuare le attività sospette e SERP con risultati di dubbia qualità.
Dunque è di vitale importanza curare la qualità dei link in entrata piuttosto che la quantità. Occorre acquisire link forti. Un link forte è un link di qualità, ossia se:
Oltretutto è indispensabile bilanciare la quantità di link in home page con i deep link, così come variare le anchor text. È impensabile infatti che tutti i link puntino solo ed esclusivamente alla home page così come non è naturale che tutti utilizzino lo stesso modo di linkare.
L’insieme delle anchor text dei deep link aiutano Google a comprendere meglio il topic principale del sito ma è importantissimo non focalizzarsi su una lista ridotta di parole chiave.
È doveroso spaziare con sinonimi e diversi modi di linkare, distribuendo link anche ad altri contenuti importanti del sito. Così facendo aumenta l’autorevolezza dell’intero sito web agevolando anche il posizionamento di pagine più deboli o di pagine future.
Se molti dei link in ingresso non rispecchiano un profilo qualitativo come quello indicato, nel tempo è probabile inciampare in dolorose penalizzazioni.
Quando Google si accorge di un’attività manipolativa o di spam, punisce il sito web con una penalizzazione che si concretizza in un drastico crollo del traffico organico.
Sebbene ad oggi il numero di penalizzazioni siano inferiori rispetto a quelle di diversi anni fa, complice il fatto che ingannare Google oggi è più complesso, è buona norma non forzare la mano e vanificare gli sforzi compiuti.
Non sempre un calo repentino del traffico organico è da attribuirsi ad una penalizzazione. Potrebbe essere causato da una perdita di link, da pagine inavvertitamente contrassegnate come noindex così come da errori del server.
Se il sito web ha un basso traffico, il crollo potrebbe essere causato da una semplice fluttuazione del posizionamento della pagina meglio posizionata.
Per verificare che non si tratti di una penalizzazione basta visualizzare le prestazioni del sito all’interno della Search Console. Se non si verifica un calo netto delle impression, allora è probabile che non ci si trova di fronte ad una penalizzazione.
Una penalizzazione di Google può essere di tipo algoritmica o manuale. Quelle manuali arrivano direttamente dalla Search Console ed in qualche modo sono più semplici da trattare per via del fatto che presentano delle motivazioni. Corretti i problemi è possibile sottoporre nuovamente il sito web a Google.
Quelle algoritmiche invece sono le più complesse. Si manifestano con il crollo del traffico organico e per individuare i problemi occorre effettuare una profonda analisi SEO.
Quasi sempre un sito penalizzato rimane marchiato da Google e difficilmente ritornerà a splendere come prima. Per questo è molto importante prestare molta attenzione alle attività di link building e non affidarle mai a consulenti con non comprovata esperienza.
Per capire come migliorare la credibilità dei link acquisiti con la link building occorre spendere qualche parola in più sul concetto di trust.
Il trust è la fiducia che Google ripone in un sito web. Se un sito web gode di un alto trust avrà dei vantaggi al di sopra di tutti, a prescindere dal numero di backlink che riceve. Esempi di siti ad alto trust sono:
Qualsiasi cosa pubblicheranno questi siti finirà sempre in posizioni alte della SERP. Ciò accade perché questi siti godono della fiducia cieca di Google per via del giusto equilibrio di azioni su vari fattori.
Per guadagnare trust nei confronti di Google non occorre solo una campagna di link building ma ad essa bisogna affiancare altre attività di supporto, come la digital PR e l’advertising, il grado di aumentare la popolarità del brand ed indurre gli utenti a cercarlo sul motore di ricerca.
Un sito che riceve molti link in ingresso dovrebbe a sua volta essere un sito famoso, citato e ricercato su Google. Non sarebbe strano se così non fosse? Non risulterebbe forse una situazione squilibrata? Via via che un sito web acquisisce backlink, Google si potrebbe chiedere:
La risposta a queste domande determina l’efficacia della campagna di link building che può essere ottimo, nullo o disastroso.
Per calcolare il trust di un sito web, Google analizza centinaia di fattori e monitora il comportamento degli utenti stessi. È possibile catalogare tutte queste informazioni raccolte in quattro aree principali:
che rispondono rispettivamente a quattro domande:
Analizziamo più nel dettaglio ognuna delle quattro aree per capire quali sono i fattori che le caratterizzano per poter effettuare una campagna di acquisizione link bilanciata, ottenendo un buon trust nel tempo.
Per migliorare la comprensione e l’analisi del contenuto di una pagina, dandosi la possibilità di rispondere a query con lo stesso intento di ricerca ma formulate in modo anche molto diverso, nel 2011 nacque schema.org e con esso il web semantico.
Grazie a schema.org finalmente i siti web potevano comunicare al motore di ricerca dati formattati secondo regole precise, e quindi meglio comprensibili dagli algoritmi, definendo quelle che si chiamano entità.
Ogni entità a sua volta può contenere degli attributi che la descrivono ed essere relazionata ad altre entità.
Ad esempio una persona (entità) può esser relazionata ad un brand (altra entità) ed essere descritta da diversi attributi quali nome, cognome, data di nascita e ruolo aziendale. In questo modo Google relaziona le due entità ed è in grado di rispondere a query del tipo CEO di nomebrand.
Tutte le informazioni anagrafiche delle entità e le relazioni vengono catalogate da Google in un grafo chiamato knowledge graph, grazie al quale avrà la possibilità di comprendere meglio le pagine web, soprattutto di chi o cosa parlano, in riferimento a quale topic e cosa relaziona le diverse entità.
Google può riconoscere entità in una pagina web sia analizzando il testo, trovando al suo interno il termine che la identifica, che tramite l’implementazione esplicita dei markup di schema.org da parte del webmaster del sito.
Nella maggior parte dei casi Google si ritroverà ad identificare le entità analizzando il testo ma è solo utilizzando i dati strutturati di schema.org che abbiamo la certezza di comunicare al motore di ricerca l’entità esatta.
Essere presenti nel knowledge graph di Google da un grande vantaggio alla strategia di link building in quanto in questo modo sappiamo che Google:
Vediamo come sfruttare questa consapevolezza per generare segnali di credibilità per Google.
L’esigenza di Google è capire quanto realmente famoso sia un sito web nel giusto contesto. Per raggiungere questo obiettivo, Google potrebbe provare a prelevare le seguenti informazioni nella fase di analisi delle pagine web:
Tutte le informazioni riguardano i segnali sociali e vengono organizzate in quello che definiamo social graph.
Per segnale sociale si intende un segnale che da una pagina web sorgente giunge ad una pagina web destinazione, facendo riferimento al suo brand o ad entità ad esso collegate. I segnali sociali possono essere di tre tipi diversi:
Per menzione si intende l’utilizzo del brand, di un prodotto o del nome e cognome all’interno del testo di una pagina web, senza link. Il valore di una menzione, se riconosciuta da Google e presente in un sito in topic ed autorevole, è elevato in quanto viene correlata al contesto della pagina.
Se la stessa cosa avviene in molti siti web in un contesto simile a quello usato per i backlink acquisiti in una strategia di link building, potrebbe servire a giustificare link manipolativi senza indurre in penalizzazioni.
Infatti se in molte pagine di siti web è presente l’entità A insieme al termine B, ci sta che ogni tanto un sito web linka il sito relazionato all’entità A con l’anchor text B.
A differenza delle menzioni, le citazioni presentano un link branded verso il sito web, rappresentando un segnale di fiducia più forte. Naturalmente il suo valore dipende sempre dall’autorevolezza del dominio di origine e dal contesto della pagina, ovvero se è rilevante con gli argomenti del sito web linkato.
Il ruolo di un link branded è quello di citare il sito web come fonte autorevole circa il contenuto trattato. Il suo significato potrebbe essere tradotto in diversi modi tra cui:
Una citazione non serve dunque a consigliare un sito per una keyword specifica ma a creare una rete di relazioni tra siti web che trattano gli stessi topic e consentire a Google di capire chi è più autorevole in un settore.
In una campagna di link building le citazioni hanno un ruolo primario in quanto fanno da ago della bilancia per gli algoritmi che valutano la credibilità dei link in entrata, contribuendo ad aumentare il trust del sito nell’intero settore di appartenenza.
Un sito con molti link manipolativi e poche citazioni probabilmente ha condotto una campagna di link building errata e potrebbe essere penalizzato. Se non si ricevono link branded, non essendo ancora autorevoli e famosi, non si merita, secondo Google, di ottenere link con anchor text esatte.
Infine, una citazione diventa una co-citazione se all’interno della stessa pagina vengono citati anche altri brand analoghi.
Come abbiamo già detto, linkare un sito web significa conferigli un voto, ritenerlo di valore per il lettore. Proprio perché l’inserimento di link è una grossa responsabilità nei confronti degli utenti, vengono considerati un atto di fiducia sul web.
Per capire se una pagina web può essere o meno adatta a rispondere ad una query meglio di altre, Google cerca di intercettare questi segnali di apprezzamento e tra le informazioni che potrebbe raccogliere per farsi un’idea vi sono le seguenti:
Tutte queste informazioni vengono organizzate in quello che definiamo link graph. Essendo elevato l’impatto dei backlink sul ranking, il link graph è quello che crea il maggior numero di problemi a Google in quanto:
Come già detto, per cercare di evitare le manipolazioni, Google ogni giorno investe sia nello sviluppo di algoritmi anti spam che in veri e propri team di persone, il temuto webspam team.
Sfuggire ai controlli è un’attività fondamentale della link building, che spesso non produce risultati in quanto gli algoritmi di controllo cercano prove che giustifichino la presenza dei backlink e non lo fanno solo nell’ambito del link graph ma anche del social graph e dell’engagement graph.
Sarebbe alquanto strano per un sito web ricevere mese dopo mese link in ingresso e non essere mai ricercato su Google. Tutto lascia pensare fuorché un’acquisizione naturale di link.
Per identificare i siti con un profilo di backlink artificiale, Google monitora il comportamento degli utenti nelle SERP raccogliendo le seguenti informazioni in quello che chiamiamo engagement graph:
Quindi, in conclusione, è possibile tramite la link building manipolare i risultati di ricerca di Google ma per farlo in sicurezza è necessario lavorare sulla popolarità del sito web per creare il giusto equilibrio tra engagement, link e citazioni.
Oggi fare link building manualmente è una follia, per via dei numerosi fattori che occorre verificare simultaneamente. Fortunatamente esistono dei SEO tool molto efficaci ed in grado di spalleggiare il consulente SEO nell’applicazione della strategia di link building. Eccone alcuni:
Fino ad ora abbiamo introdotto molti concetti ma uno è stato ribadito più di tutti: occorre trovare il giusto equilibrio tra quantità e qualità di link per evitare di incorrere in penalizzazioni.
Google non è stupido ed ha molti dati dalla sua per capire se un sito web sta cercando di manipolare il suo algoritmo di ranking. Alla luce ci ciò diventa indispensabile tracciare il profilo di backlink, catalogando in un foglio di calcolo i link in ingresso e capire se si sta conducendo una campagna di link building in maniera sicura ed efficace.
È possibile raggruppare i backlink secondo vari fattori, tra cui:
La qualità di un profilo di backlink varia da sito a sito ed è direttamente proporzionale all’engagement ed ai segnali sociali. Ovvero, considerando quante volte il sito viene citato sul web e quante volte gli utenti lo ricercano su Google, il numero di backlink è proporzionato rispetto agli altri siti dello stesso topic?
Quindi il primo passo da compiere è effettuare l’analisi del profilo di backlink dei competitor per tracciare dei limiti oltre i quali si potrebbe incorrere in penalizzazioni. A partire da questo studio vengono definite le modalità operative dell’intera strategia di link building.
Un profilo backlink, per essere ritenuto naturale, deve:
L’obiettivo è non insospettire Google con l’attività di link building, a prescindere da chi siano i competitor e dal numero dei loro link in ingresso.
Per aiutare nell’intento chi non gode di una vasta esperienza sul campo, abbiamo sviluppato 10 regole da seguire in una campagna di link building per creare un profilo di backlink naturale. Queste regole si applicano a qualsiasi tipologia di sito web e sono:
Per variegare le anchor text è consigliato ricercare le parole chiave più rilevanti per il topic specifico ed usarle per posizionare la pagina web per un numero di keyword più ampio, anche su parole che inizialmente non sono state prese in considerazione (ma comunque in topic). Strumenti come SEOZoom sono i più efficaci per trovare keyword correlate e con lo stesso search intent.
Inoltre può capitare, soprattutto su hosting condivisi, di ottenere backlink da siti che condividono la stessa subnet o lo stesso indirizzo IP. In questi casi assicurarsi con un whois che il proprietario sia diverso e che i siti web non abbiano la stessa struttura, ovvero stesso CMS e stesso template.
Analizzare un profilo di backlink ha come obiettivo quello di verificare il rispetto delle regole elencate precedentemente. Fare l’analisi di un sito web è sempre fondamentale nei seguenti casi:
Prima di fare l’analisi dei backlink occorre assicurarsi che tutte le ottimizzazioni on site del caso siano state applicate correttamente. Ricordiamo che la link building da sola non è sufficiente per ottenere risultati ma è parte integrante di una strategia SEO completa.
Occorre dunque che il sito sia ottimizzato nella sua struttura, nei contenuti, che sia veloce e facile da navigare, che i link all’interno dei testi siano ben visibili, che il rapporto link in uscita per pagina non sia troppo elevato. Lo stesso naturalmente occorre verificare per i siti web dai quali si intende acquisire un backlink.
Detto ciò, passiamo all’atto pratico ed iniziamo l’analisi del profilo di backlink utilizzando tool come Majestic SEO e SEOZoom, che ci consentono rispettivamente di fare un’indagine sui link in ingresso e sullo stato di salute del sito stesso.
Ammettiamo di dover effettuare l’analisi del profilo di backlink del sito cuoieriafiorentina.it, un e-commerce di borse in pelle. Dopo aver condotto una SEO audit dei fattori on site, apriamo Majestic e avviamo un controllo sull’intero dominio.
Da una prima macro analisi notiamo 1383 link provenienti da 83 domini distribuiti su 80 IP su 76 subnet. Mentre la percentuale di domini su IP e di IP su subnet risulta essere ottima, stona un po’ la quantità di link per dominio. In ogni caso procediamo passo passo analizzando le regole una per una.
La regola n.1 cita: “I link branded e le citazioni devono rappresentare circa il 60% dell’intero profilo di backlink”.
Per verificare questa regola con Majestic, cliccare sul menu Backlink e settare i seguenti filtri:
A questo punto il tool filtra solo i link attivi dall’ultima verifica e di questi solo quelli contenente la parola “fiorentina” nella anchor text o nell’attributo alt in caso di link da immagini.
Su 1314 link attivi, 739 sono di tipo branded, ossia il 56% dell’intero profilo di backlinks. Una percentuale in linea con quella della regola n.1, per cui possiamo considerare questa regola come soddisfatta.
La regola n.2 cita: “Il restante 40% dei link in entrata possono essere di tipo manipolativo ma con anchor text molto variegate e miste tra navigazionali e anchor esatte”.
Per verificare questa regola, cliccare sul menu Anchor Text e verificare l’uso delle varie ancore utilizzate per i link in ingresso.
Analizzando tutte le anchor text, anche quelle presenti nelle altre pagine di Majestic che per comodità non riportiamo come immagine, notiamo che il profilo di link presenta anchor text manipolative abbastanza variegate e miste con ancore navigazionali come maggiori informazioni, scopri di più, cliccate qui, ecc..
Anche questa regola può dunque ritenersi soddisfatta.
La regola n.3 cita: “La percentuale di link con la stessa anchor text non deve superare il 2%”.
Sempre dalla pagina delle anchor text notiamo che solo 6 link su 1314 che presentano la stessa anchor manipolativa, una percentuale decisamente bassa.
Il problema è che molti dei link sono di tipo sitewide. Nel paragrafo successivo vedremo come, considerando come 1 il numero di link sitewide ed altri fattori, il sito presenta una media di circa 4 backlink per dominio, che su 83 domini sono circa 332 link in entrata. Anche in questo caso la percentuale rientra nel 2%, quindi la regola n.3 può ritenersi soddisfatta.
La regola n.4 cita: “Per evitare sospetti da link provenienti da PBN o siti dello stesso proprietario, i domini di origine devono essere distribuiti su indirizzi IP differenti, a loro volta appartenenti a subnet diverse”.
La sintesi di Majestic presenta 1383 link totali in quanto conta anche i link eliminati di recente che comunque non differiscono molto dai link attualmente attivi. In questo caso abbiamo 1383 link distribuiti su 83 domini di provenienza, che sono un po’ troppi.
Il motivo è che questo sito riceve molti link sitewide. Alcuni siti web che hanno inserito dei banner in sidebar, altri dei link nel footer in quanto sponsor. Inoltre dalla lista dei referring domain si nota come è stato effettuato un redirect di 146 link dal dominio cuoierafiorentia.com alla home page di cuoierafiorentina.it.
In totale sono 948 i link misti tra sitewide e redirect più altri 150 circa da siti directory e piccoli siti spam. Eliminando questi e considerando come 1 un link di tipo sitewide, siamo su una media di circa 4 link a dominio.
Gli 83 domini sono a loro volta suddivisi in 80 indirizzi IP diversi, un’eccellente percentuale del 96% di link provenienti da indirizzi IP univoci. A loro volta questi IP sono distribuiti su 76 subnet diverse, un’altra percentuale molto alta che sta a significare che gli indirizzi IP appartengono con un’ottima probabilità a provider diversi.
Anche la regola n.4 può ritenersi soddisfatta.
La regola n.5 cita: “Il numero di link sitewide deve essere basso o nullo”.
Questa regola non viene soddisfatta in quanto circa il 70% dei link in ingresso su questo sito sono di tipo sitewide. Questo è uno degli aspetti del profilo di backlink da migliorare.
La regola n.6 cita: “I link devono provenire da pagine più o meno rilevanti con quella della pagina di destinazione, dal contenuto qualitativo e avere un senso per il lettore”.
Il sito che produce il numero maggiore di link in ingresso è ilovefashion.it, un sito in topic che contiene un banner nella sidebar ed una cinquantina di link manipolativi nei tag.
Per il resto notiamo:
Un profilo di backlink migliorabile ma data la competizione e la buona struttura del sito web, basta per ottenere diversi vantaggi sui competitor.
Dalla storia dei backlink si nota come a partire da gennaio 2018 il sito presenta un aumento di 2-3 link da domini differenti ogni mese. Molto probabilmente questa data coincide con l’inizio della campagna di link building.
La regola n.7 cita: “Non superare di media i 4 backlink per dominio di origine”.
Nella maggior parte dei casi, questa regola viene rispettata. Naturalmente non lo è laddove è presente un link sitewide.
La regola n.8 cita: “I link devono provenire da siti ben fatti, dalla navigazione fluida, con una buona distribuzione di keyword, con traffico in crescita, aventi la stessa lingua e se possibile una TLD pertinente, non penalizzati in passato, con un profilo di backlink naturale e che non ricevono link con anchor text spam”.
Solo 38 domini su 83 sono in lingua italiana. Sebbene diversi domini esteri sono in topic, molti non sono rilevanti e presentano un bassissimo trust.
Analizzando gli 83 domini con SEOZoom, notiamo come quasi nessuno tra quelli con un buon andamento in termini di traffico e keyword posizionate è in topic con il sito di destinazione o presenta link do-follow.
I link in ingresso pertanto non possono ritenersi di alta qualità. Questo è dunque un aspetto sicuramente da migliorare.
La regola n.9 cita: “I link vanno distribuiti in tutte le pagine del sito, non solo sulla home page e sulle money page”.
Il sito presenta circa 200 link alla home page ed i restanti link distribuiti tra pagine di categorie e schede prodotti. Abbiamo avuto modo di notare come alcuni link abbiano come pagina di destinazione la pagina del carrello od altre pagine meno importanti come le condizioni di vendita e la politica privacy, ma sono tutti link provenienti da siti poco pertinenti come bombstat.com e simili che non conferiscono juice.
Questa regola può pertanto ritenersi soddisfatta.
La regola n.10 cita: “Tra le tipologie di link da utilizzare includere anche i link nofollow ed i link da immagini”.
In totale sono presenti 168 link nofollow (12%) e 544 link da immagine (41%). Sebbene è consigliato aumentare il numero di link di tipo nofollow (ad esempio trasformando in nofollow i link sitewide), questa regola può ritenersi soddisfatta.
Da tutto quello che è stato detto fin ora si capisce come un link, per contribuire ad aumentare il trust del sito e dare una spinta al posizionamento, deve:
Per sapere se un dominio è adatto per contenere un backlink al nostro sito web occorre analizzarne il profilo. Naturalmente la stessa cosa deve essere fatta con i competitor, per sapere quanti link di buona qualità hanno acquisito ed il bilanciamento tra link manipolativi e citazioni e capire fin dove ci si può spingere senza incorrere in penalizzazioni.
Analizzare il profilo di backlink dei competitor consente di sapere:
Studiare il profilo di backlink dei competitor è una fase fondamentale per avere la consapevolezza di come muoverci a livello operativo e che tipo di campagna di link building pianificare. Dall’analisi è possibile anche dedurre più o meno i costi di una campagna di link building volta al raggiungimento di obiettivi pressoché simili.
Anche in questo caso abbiamo sviluppato un metodo pratico in due fasi per chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di analisi.
Di seguito i passi della prima fase:
Questa prima fase di analisi ci aiuterà a capire in media:
In una buona strategia di link building, però, non bisogna mirare tanto alla quantità bensì alla qualità dei link in ingresso. Essendo la link building un’attività piuttosto costosa è bene evitare di sprecare budget per l’acquisizione di link inutili.
Quindi la seconda fase dell’analisi mira ad eliminare i domini che presentano link non in topic, che hanno un bassissimo trust o una tendenza di crescita al ribasso. Per far questo, per ogni singolo sito analizzato nella fase 1:
A questo punto occorrerà ricalcolare le proporzioni di link branded ecc.. ottenute dalla fase 1 ma su un numero decisamente inferiore di backlink.
Al termine di questa analisi dei competitor avremo un’idea molto più chiara di come impostare la campagna di link building in termini di quantità di link da acquisire, di link partner da contattare, di come distribuire i link per non incorrere in penalizzazioni.
Fermo restando che l’esperienza è la caratteristica che contraddistingue un link builder e che un’ottimizzazione on site dei contenuti e dell’intera struttura del sito web è doverosa per ottenere risultati concreti, di seguito elenchiamo un metodo pratico per iniziare a fare link building.
Il problema di molte agenzie SEO che offrono servizi di link building è quello di dover linkare un sito web che nessuno conosce, nessuno menziona, nessuno cita, ma soprattutto nessuno ha mai cercato prima su Google. Ovvero tutti i presupposti per una penalizzazione.
Come mai il sito web ottiene decine di backlink al mese se nessuno parla del brand, nessuno lo cita e lo cerca sul motore di ricerca? Ne abbiamo già parlato quando abbiamo introdotto il concetto di trust.
Abbiamo anche detto che per non destare sospetti, una campagna di link building andrebbe iniziata solo dopo che il sito web inizia ad avere un minimo di popolarità e di notorietà. Quindi è vivamente indicato richiedere servizi di digital PR e lavorare sul brand con advertising, influencer e opinionisti affinché gli utenti inizino a cercare su Google i servizi o i prodotti del sito web, creando engagement.
Solo quando a Google sarà data una prova di interesse reale degli utenti verso il sito web, è consigliato iniziare una campagna di link building. Per verificare l’interesse:
Una volta condotta l’analisi del profilo di backlink del sito web e di quelli dei competitor, individuato i link partner ed i limiti entro i quali mantenersi per non rischiare penalizzazioni, occorre definire la strategia di link building.
Infinite possono essere le scelte da adottare e tutte in funzione dell’analisi condotta. Possono presentarsi circostanze in cui si è verificato un abuso di backlink e potrebbe essere conveniente rimoverne alcuni piuttosto che aggiungerne di nuovi. Altre dove è necessario riequilibrare il profilo con link branded.
Non bisogna mai perdere d’occhio la bussola. L’equilibrio del profilo di backlink deve essere rispettato affinché risulti credibile se confrontato con i competitor di settore.
Esistono svariati modi per acquisire backlink. La scelta operativa, come sempre, dipende dal budget che abbiamo a disposizione. Vediamo dunque tutta una serie di operazioni che portano ad acquisire un link in ingresso.
I forum, se ben gestiti, sono una risorsa utilissima per chi cerca di risolvere un preciso problema od opinioni e informazioni su un tema specifico in quanto consente di leggere diversi punti di vista.
Essendo i contenuti generati dagli utenti che partecipano alla discussione, non hanno alle spalle un preciso piano editoriale. Ciononostante, i forum possono posizionarsi molto bene sui motori di ricerca e diventare una grande risorsa di traffico.
Per quanto concerne la link building, si ritiene che un link da un forum abbia un valore basso o nullo. A nostro parere questo dipende da come viene gestito il forum.
Se il topic è fortemente rilevante agli argomenti trattati dal sito web e la discussione inizia a prendere una piega informativa di valore, allora un backlink diventa interessante in quanto non solo completa l’argomento ma può trasformarsi in una fonte di acquisizione clienti. Oltretutto nei forum i link in uscita solitamente sono pochi.
Naturalmente non sono molti i forum ben gestiti e moderati. La maggior parte dei forum hanno innumerevoli link in uscita, discussioni infinite e inutili ed un’organizzazione confusionaria. Alcuni sono addirittura abbandonati a se stessi. Inutile dire che un backlink da forum di questo tipo è meglio non riceverne.
I blog verticali, se ben curati, sono tra le migliori fonti da cui acquisire backlink. Le motivazioni partono in primis dal fatto che un blogger che ci tiene dedica molto tempo alla creazione di contenuti qualitativi, in quanto diversamente comprometterebbe la propria immagine. Oltretutto:
Un blog tematico è quindi una miniera d’oro che può essere sfruttato in vari modi. Ad esempio è possibile utilizzare i commenti per creare menzioni o, se il blogger non elimina il link, citazioni.
Un altro modo è quello di scrivere per il blog un guest post, ovvero un articolo qualitativo a titolo gratuito, ben fatto, su una tematica che si padroneggia e concordata con il blogger. In cambio, all’interno dell’articolo verrà inserito un backlink, solitamente branded.
Ricordiamoci che l’articolo deve essere di alto valore informativo per cui è poco professionale inserire una anchor text manipolativa che quasi sicuramente il blogger non accetterebbe. Se proprio non se ne può far a meno, è possibile concordare con il proprietario del sito l’eventualità di un guest post a pagamento.
Prima dell’arrivo di Google Penguin erano molti i siti web che offrivano a chiunque la possibilità di scrivere un articolo, ossia un guest post, e di inserirvi all’interno un link al proprio sito, manipolativo o branded.
L’obiettivo di tali siti era monetizzare in qualche modo il traffico generato da questi articoli a costo zero. Questa pratica prende il nome di article marketing.
Il problema dei siti di article marketing poco curati è sostanzialmente uno: diventano dei contenitori di guest post. Ovvero in ogni articolo pubblicato è presente almeno un link in uscita, addirittura con anchor text manipolative.
Una pratica decisamente anomala per un sito web che algoritmicamente è anche molto facile da individuare per Google, limitando o annullando del tutto la distribuzione di link juice. Sconsigliamo vivamente di inserire un qualunque guest post in un sito web che ne fa da contenitore.
Sappiamo che solitamente queste pratiche sono gratuite o a basso costo, per cui se la competizione in SERP è molto bassa allora si può pensare di prenderli in considerazione, altrimenti è meglio optare per soli siti qualitativi. Ma è sempre bene usare il cervello.
In questo caso occorre creare dei contenuti di alta qualità per sperare di ottenere juice che altri difficilmente otterrebbero. La pratica è la seguente:
Per una maggiore precauzione occorrerebbe assicurarsi, se possibile da contratto, che sia l’articolo pillar che gli articoli satelliti non contengano link diversi da quelli specificati.
Se la qualità del sito è veramente troppo scarsa, allora optare per un guest post con semplice menzione, contribuendo ad arricchire il social graph.
Le directory sono siti che contengono al loro interno liste di siti web catalogati per settori specifici. Ad oggi un link da un sito directory ha valore se si tratta di un sito di un’azienda che opera localmente o se la directory è in perfettamente in topic con il settore specifico.
Un esempio di sito directory verticale è guidapiscine.it per quanto concerne il settore della vendita piscine. Essendo verticale su un argomento specifico, questo tipo di directory spesso sono organizzate geograficamente. Nel caso specifico è possibile filtrare le aziende che vendono piscine per provincia o comune.
In casi del genere un backlink potrebbe essere interessante per tre motivi:
Per essere inseriti in questo tipo di directory è quasi sempre richiesto il pagamento di un canone di ingresso o di un contributo annuale. Per valutare se vale la pena o meno fare l’investimento bisogna analizzare lo stato di salute del sito, ovvero controllare che sia ben posizionato, aggiornato e che il trend del traffico organico sia in aumento.
Nel caso specifico possiamo vedere come il sito directory sia posizionato per parole chiave rilevanti e con un trend positivo del traffico organico.
I siti generalisti sono quelli multitematici, ovvero che trattano diversi tipi di argomenti. Capita che inserendo un sito generalista in tool come SEMRush o SEOZoom venga classificato come appartenente ad un topic preciso. In realtà si tratta dell’argomento avente il maggior trust.
Un link proveniente da siti generalisti non trasmette lo stesso trust di un sito verticale ma se inserito in un contesto specifico rilevante ed in una categoria in topic, magari tra quelle dove è più autorevole, avrà il suo impatto in termini di juice.
Se il sito, inoltre, è molto autorevole nel suo settore ed è solito linkare pochi siti, allora trasmetterà ancor più importanza.
A meno di comunicati stampa, solitamente un link da un sito generalista ha un costo che va valutato con l’esperienza. Il link builder capirà se il costo richiesto dalla redazione giustifica l’investimento.
I siti istituzionali sono invece i classici siti web aziendali. A meno che non si tratta di fare link building per un brand riconosciuto ed apprezzato dai siti di settore, è molto difficile, per non dire impossibile, ottenere un link da questa tipologia di siti web in quanto molto spesso trattasi di siti competitor.
A parte per i forum e per i siti di article marketing, è davvero complesso oggi ottenere, su richiesta, dei link gratuitamente. Questo perché ormai è ben noto come un link pertinente possa incidere sul posizionamento del sito web.
Specialmente in Italia, poi, la compravendita di link è un business molto avviato. Ad ogni modo, se non si dispone del budget necessario per acquistare link provenienti da fonti autorevoli è possibile ripiegare su attività alternative che però richiederanno più tempo e lavoro come la digital PR, comunicati stampa, partecipazione alla conversazione su siti web tematici, su forum ed altro ancora.
Di seguito riportiamo alcune tecniche da adottare per acquisire link gratuitamente.
Richiedere di trasformare una menzione in citazione è un’operazione semplice ed abbastanza veloce. Come prima cosa occorre trovare tutti i siti che menzionano il brand.
Per farlo è possibile avvalersi di Google, ricercando il nome del brand racchiuso tra virgolette ed escludendo dalla ricerca i siti web proprietà del brand stesso e quelli dai quali è inutile o impossibile ottenere citazioni (come i social network).
Ad esempio se volessimo ricercare chi cita/menziona Aranzulla, la query da digitare su Google sarebbe la seguente:
"aranzulla" -site:aranzulla.it -site:facebook.com -site:linkedin.com -site:twitter.com
A questo punto analizzare ogni singolo risultato. Se il nome del brand risulta essere una menzione, scrivere una email all’autore o alla redazione chiedendo di trasformarla in un branded link alla home page o alla pagina interna più significativa al contesto.
Una delle tecniche più facili per fare link building gratis è quella di chiedere un link ad amici e conoscenti. A meno che si tratta di amici che curano siti web tematici e con traffico in costante crescita, questa è una pratica che sconsigliamo.
Il motivo è che molto spesso pur di ottenere un link non viene salvaguardata la qualità. Oltretutto capita che il link venga ricambiato dallo stesso sito creando di fatto uno schema di link A-B molto facile da individuare da Google.
Abbiamo già introdotto i siti directory, preannunciando che solitamente l’ingresso in una directory monotematica prevede il pagamento di una somma di ingresso o un canone annuale.
Esistono però siti directory completamente gratuiti. La maggior parte di queste, però, sono directory generaliste e poco curate, pertanto un link proveniente da questi siti trasmette pochissima autorevolezza.
Questa tecnica consiste nel cercare broken links all’interno di pagine di siti web in topic. Una volta trovato il link che restituisce errore 404 o 410, creare sul proprio sito web un contenuto di qualità che risponde alla stessa esigenza e chiedere al webmaster di sostituire il link rotto con quello del nuovo articolo.
Per risalire al testo originario del link non funzionante è possibile utilizzare webarchive.org o cercare la pagina su Google nella speranza di trovarla ancora in cache.
Per trovare link rotti, invece, è possibile avviare una scansione del sito web di interesse usando tool come ScreamingFrog.
Questa tecnica consiste nel trovare articoli che citano i competitors per approfondimenti su un determinato tema. A quel punto scrivere sul proprio blog un articolo più completo di quello linkato, contattare il webmaster e chiedere di sostituire il link con il nostro in quanto più aggiornato e ricco di informazioni.
Alternativamente è possibile scrivere un articolo correlato che tratta in modo più approfondito alcune sfaccettature e chiedere al webmaster di linkarlo come ulteriore approfondimento.
La maggior parte dei link naturali si acquisiscono pubblicando informazioni estremamente utili e importanti che i nostri lettori consiglieranno sui propri blog o siti web aziendali sotto forma di link.
Per raggiungere questo obiettivo creare contenuti che diano risposte curate e dettagliate alle tante domande che gli utenti si pongono su un determinato argomento, senza che questi abbiano bisogno di approfondire altrove.
Trattasi dunque di articoli che rispondo a query di ricerca informazionali e sono da sempre quelli più condivisi sui social e linkati sul web in quanto di grande utilità. Oltre alla possibilità di ricevere backlink, questi articoli rappresentano anche un’ottima opportunità per ottenere menzioni.
Se l’articolo è altamente qualitativo al punto da diventare una risorsa molto valida nel tempo, gli utenti inizieranno a ricercarlo su Google più e più volte con query navigazionali come link building di SqueezeMind., alimentando i segnali di engagement del brand.
Un contenuto informativo di qualità è molto apprezzato dalla community in quanto risolve, gratuitamente, problemi reali e difficilmente risulterà irritante, se non per quei competitor che troveranno sempre qualcosa da ridire. Ma si sa, piacere a tutti non è mai possibile, l’importante è fare bene.
Sicuramente il modo migliore di far diventare autorevole il proprio sito web è far diventare autorevoli gli autori che ci stanno dietro. L’autorevolezza di conseguenza si distribuirà tra i seguaci che consiglieranno, anche sotto forma di link, le pagine del nostro sito, contribuendo a diffondere il brand.
Fare networking, ovvero conversare e condividere informazioni con altri autori autorevoli, è uno dei modi per aumentare la probabilità di essere menzionati. Partecipare agli eventi offline e fiere di settore, esporre sotto veste di relatore delle ricerche, costruire rapporti e generare interazioni sono le prime mosse per iniziare a costruire una propria immagine e quindi una propria autorevolezza.
Naturalmente i rapporti con le persone dello stesso settore devono essere veritieri, e non col mero intento di ottenere dei vantaggi.
Realiuzzare dei webinar è un ottimo modo per contribuire alla diffusione del brand ed aumentarne l’autorevolezza. Sono inoltre uno strumento efficace per ottenere nel lungo periodo dei link in ingresso per la nostra strategia di link building.
I webinar, se fatti bene, coinvolgono gli utenti e gli spingono alla condivisione. A tal proposito diventa indispensabile creare una pagina sul sito dedicata ai webinar che gli utenti possono linkare. La pagina deve contenere sia la lista dei webinar in programma che l’accesso a quelli passati.
Se tra le nostre competenze spicca quella dello sviluppo software, si può pensare di realizzare dei programmi gratuiti ma utili da condividere sul web per ottenere in seguito recensioni e quindi menzioni e citazioni.
Si può pensare, ad esempio, di realizzare un plugin gratuito per WordPress o Joomla che risolvere un preciso problema, anche piccolo, o di realizzare dei template per un settore specifico.
Lo sviluppo di software è un ottimo modo per incrementare l’autorevolezza e ricevere dei link in entrata anche a livello internazionale.
Come già detto nei paragrafi precedenti, numerosi sono i siti o i blog che è possibile contattare per chiedere loro di contribuire all’informazione pubblicando un guest post di qualità scritto da noi, con all’interno un link branded.
Alcuni siti promuovono questa possibilità. Basta cercare su google query come “scrivi per noi” o simili per individuare quei siti che pubblicamente manifestano questo tipo di opportunità.
Intervistare gli esperti di settore o far richiedere un loro contributo per la stesura di un articolo qualitativo può generare un gran numero di link in ingresso.
Gli esperti sono in grado di generare un’ampia audience e di influenzare i lettori i quali potrebbero a loro volta linkare l’articolo anche per il solo fatto di citare l’esperto che seguono e stimano.
Tempo addietro MOZ intervistò 130 esperti SEO sul tema dei fattori di posizionamento sui motori di ricerca, riscontrando un gran successo principalmente perché buona parte della promozione è stata fatta spontaneamente dagli stessi intervistati.
Il comunicato stampa è un articolo che ha come obiettivo quello di informare giornalisti e redazioni di una notizia di qualità della quale dovrebbero parlare. Non è dunque da confondersi con l’article marketing il cui unico intento è pubblicare un articolo, anche di scarsa qualità, per ottenere il backlink.
Spesso la confusione con l’article marketing porta agenzie a generare comunicati stampa scadenti che vengono inviati via email con la speranza che qualcuno lo pubblichi. È bene dire che la stramaggioranza dei comunicati stampa inviati da sconosciuti vengono cestinati nel 99% dei casi.
Questo a causa di una mancanza attività di digital PR. Stringere e mantenere rapporti con giornalisti e blogger è complesso ma è l’unico modo per ottenere nel tempo la pubblicazione di comunicati stampa.
Le infografiche rappresentano una enorme risorsa per gli utenti e sono dunque un ottimo modo per guadagnare dei link spontanei.
Realizzare un’infografica richiede un impegno di tempo notevole e pertanto è molto apprezzata in quanto consente di racchiudere a livello visivo importanti concetti e procedure, aiutando a migliorare considerevolmente la comprensione.
Un’infografica può essere facilmente incorporata all’interno di un sito web mediante widget o iframe. Grazie a questo è possibile ottenere dei backlink branded anche da siti ad altissimo trust.
Abbiamo già detto che inserire un link in un forum può essere di grande utilità ma solo a patto che il topic sia rilevante, il forum aggiornato e la discussione attiva.
La stessa cosa per i commenti rilasciati per articoli qualitativi. In questo caso è molto difficile ottenere dei link ma è sicuramente più semplice generare menzioni e contribuire al social graph.
Rilasciare recensioni e testimonianze su prodotti o servizi acquistati in cambio di un backlink è anch’essa una tecnica per ottenere dei link gratis.
A meno che non si tratti di aziende dal marchio molto noto c’è una buona probabilità di concretizzare questo tipo di accordo.
Fino ad ora abbiamo elencato alcune tecniche per ottenere dei link gratuitamente. Tutto ciò tuttavia richiedere una grande quantità di tempo e molto spesso i clienti non hanno la bontà di attendere i frutti di una strategia di link building basata sull’acquisizione di link spontanei.
Per ovviare a questo problema è possibile ottenere backlink a pagamento. Sebbene sia una pratica bandita da Google, non vi è possibilità per i suoi algoritmi di capire se dietro un link inserito in un articolo si nasconde un’operazione di compravendita.
Naturalmente occorre sempre seguire le regole per la creazione di un profilo di backlink naturale affinché anche in caso di ispezione manuale da parte di quality rater o del webspam team di Google, il link risulti inserito in modo naturale.
Mai come in questi casi è importante analizzare il profilo di backlink del sito dalla quale si sta valutando l’idea di comprare un link. L’acquisto di guest post, soprattutto in Italia, è molto diffuso e come sempre sul mercato sono disponibili tantissimi siti web che dietro pagamento sono disposti a pubblicare qualunque tipologia di articolo.
Motivo per cui l’analisi del sito web diventa fondamentale sia per stimare il giusto costo del backlink (in funzione della propria esperienza) sia per individuare quei siti il cui intento è solo vendere il maggior numero di guest post senza badare alla qualità.
I link interni sono molto importanti durante la fase di ottimizzazione SEO ma purtroppo in molti ne sottovalutano l’efficacia. Pagine collegate internamente tra loro non solo sono più facili da individuare per lo spider ma sono un segnale di importanza che Google potrebbe considerare, distribuendo juice.
Oltretutto i link interni migliorano la user experience, contribuiscono ad aumentare il tempo di permanenza degli utenti e aiutano il motore di ricerca a capire la struttura del sito.
Un esempio perfetto di uso dei link interni è Wikipedia. Quante volte siamo entrati su Wikipedia per un argomento per poi approfondirlo e finire col leggere tutt’altro? Sicuramente molte volte.
Sebbene la link building interna faccia parte delle ottimizzazioni on site, decidiamo lo stesso di dedicargli un paragrafo visto che siamo sempre in tema di link.
I link interni sono importanti e siamo noi stessi a decidere dove, come e quando metterli. Come per i link esterni, anche i link interni vanno contestualizzati.
Quindi se nella pagina parliamo di advertising e facciamo un esempio sulla vendita di frutta online, non occorre linkare la frutta. Diversamente è invece utile linkare approfondimenti in materia di pubblicità online.
Di seguito alcune regole per il corretto utilizzo dei link interni:
Il crawl budget è un budget di tempo reale che il motore di ricerca assegna allo spider per analizzare un sito web. In sostanza lo spider avrà un tempo limitato per effettuare il crawling delle pagine, esaurito il quale abbandonerà il sito.
Più il sito web diventa autorevole e maggiore sarà il crawl budget che Google concederà. Non è possibile sapere il valore del crawl budget assegnato al proprio sito web ma è possibile monitorare dalla vecchia grafica della Search Console il numero di pagine scansionate giornalmente.
Per ottimizzare l’uso del crawl budget occorre:
Mentre per il primo caso sono notevoli gli accorgimenti da prendere per rendere il sito web più performante, nel secondo caso basta inserire un rel=”nofollow” su tutti i link che puntano pagine dallo scarso valore informativo o bloccare l’accesso alle medesime con un Disallow su robots.txt.
Vi sono casi in cui potrebbe essere conveniente, dal punto di vista economico, effettuare delle campagne di link building spinte, in grado di portare risultati molto velocemente senza badare a future penalizzazioni. L’obiettivo di tali campagne è quello di posizionare velocemente il sito web per monetizzare il traffico organico nell’immediato.
Per riuscire nell’intento vengono utilizzate tecniche sporche, in gergo black hat. Un caso tipico di link building black hat è quella che molto spesso viene effettuata su siti di affiliazione per i settori casinò online, scommesse sportive, forex, trading, adult, poker, ecc..
La SEO è anche sperimentare per cui sebbene sconsigliamo vivamente di applicare tecniche black hat sui siti dei clienti, è bene provarle, anche per una personale esperienza, su progetti creati appositamente per questo obiettivo.
Di seguito riportiamo alcune tecniche black hat per generare link in ingresso velocemente.
È una pratica scorrettissima ma d’altronde scorretto è anche chi scarica gratuitamente plugin e temi protetti da diritto d’autore. La tecnica in questo caso è molto semplice:
Per non destare sospetti, molte volte il link viene nascosto mediante regole CSS come visibility: hidden
o display: none
.
Esistono dei software, come SEnuke, Scrapebox e XRumer, progettati e sviluppati per inserire massivamente backlink su siti directory, siti bucati e nei commenti di articoli di blog.
Sconsigliamo l’utilizzo di queste soluzioni in quanto, soprattutto per quanto concerne i commenti, è possibile manualmente contestualizzare il contenuto ed avere una maggiore chance di ottenere il link senza che venga rimosso o non approvato dall’amministratore del sito.
Un widget altro non è che uno script che aggiunge funzionalità extra nelle piattaforme CMS, come ad esempio quelli per condividere la pagina sui vari social network.
L’idea è quella di creare un widget che possa essere utile ai vari webmaster, inserire un link con anchor text manipolativa nel codice del software e distribuirlo gratuitamente. Il link manipolativo comparirà in tutte le pagine dei siti che installeranno il widget, naturalmente solo nelle sezioni dove questo viene inserito.
Quando un sito web viene abbandonato dal suo proprietario e il dominio lasciato scadere, si viene a creare quello che in gergo si chiama dropped domain, ovvero un dominio scaduto e nuovamente registrabile.
Se nel corso della sua vita precedente il sito web ha lavorato bene ed ha arricchito il suo profilo di backlink con link provenienti da siti autorevoli, potrebbe diventare una fonte di acquisizione di link molto rapida e proficua.
La pratica comune è quella di registrare tempestivamente il dominio scaduto e ricreare, almeno in parte, la struttura del vecchio sito web servendosi di archivi come webarchive.org. In questo modo il nuovo sito non ripartirà da zero ma erediterà l’intero profilo di backlink.
Una seconda pratica è quella di non ricreare la stessa struttura ma quella di dar vita ad un nuovo sito web, solitamente generalista, su cui poi puntare i vari backlink acquisiti nel tempo dal vecchio dominio con opportuni redirect 301.
Una terza pratica è quella di fare un redirect 301 dell’intero dominio verso un sito web già esistente, trasferendo tutta la link juice maturata nel tempo.
Il mercato dei dropped domain esiste da molto ed attorno a questo ruotano veri e propri business come i siti di backorder di domini Nidoma e Match.it, che hanno come obiettivo quello di acquistare prima di tutti i domini scaduti per poi rivenderli all’asta al migliore offerente.
Attenzione alla data di ultimo rinnovo. Fonti non confermate dicono che se il dropped domain rimane in tale stato per troppo tempo (ad esempio 5 anni), Google azzera tutta la link juice maturata nel tempo. Per cui è sconsigliato acquistare domini scaduti da troppo tempo.
PBN è acronimo di Private Blog Network e consiste nella creazione una rete privata di blog da usare a fini di link building. Essendo tutti blog appartenenti allo stesso proprietario, per evitare di insospettire Google è necessario che i siti:
Oltretutto i siti vanno mantenuti aggiornati, quindi richiedono una pubblicazione costante di articoli. Solitamente, per abbassare i costi, i domini che fanno parte di una PBN sono domini scaduti e recuperati mediante servizi di backordering.
Naturalmente per mantenere una PBN occorre sostenere costi di hosting, domini e contenuti non indifferenti. Ciononostante disporre di una rete di siti con un profilo di backlink di alto valore, può agevolare sicuramente le attività di posizionamento di un preciso sito web.
Cosa pensano della link building i più importanti esponenti del panorama SEO italiano? Glielo abbiamo chiesto!
La link building è un’arma a doppio taglio, molto difficile da maneggiare. Si possono ottenere risultati e benefici straordinari, ma ci si può fare anche molto male.
Google sa bene che deve, almeno pubblicamente, sminuire l’efficacia di tale tecnica, e infatti i “portavoce” del motore di ricerca parlano spesso di link earning (ovvero link che ti devi “guadagnare”, ma NON comprare) o di link naturali, e a più riprese sono stati penalizzati i marketplace di compra-vendita link (anche perché, in buona sostanza, tali piattaforme si auto-colpevolizzano dichiarando pubblicamente di fare una cosa che va esplicitamente contro le linee guida di Google).
Google vuole che i link verso i tuoi contenuti siano naturali. Francamente ci sono settori dove ottenere link naturali è una pura utopia, quindi devi fare in modo che tali link sembrino naturali a tutti gli effetti.
Banalmente, il primo suggerimento è quello di evitare di ottenere link sempre e solo con lo stesso anchor text. Il secondo suggerimento, è evitare di comprare link da siti che abitualmente li vendono. Il terzo è affidarsi ad un professionista (ovvero ad un SEO specializzato in link building).
Ma il suggerimento a mio parere più importante è pensare meno ad ottenere link, e più a creare ottimi contenuti e far crescere il proprio brand: lavora per essere il punto di riferimento in quel settore specifico, per farti ricordare, per fare in modo che le persone mettano il tuo sito nei preferiti o lo digitino direttamente nella barra del browser.
Fatti insomma questa domanda: potrei campare se Google non esistesse?
Paragrafo a cura di Davide Pozzi
Una delle prime cose che tengo a precisare nei miei corsi è che la SEO si divide in due macro aree: on-site e off-ste, meglio conosciuta come linkbuilding.
Detto questo però bisogna fare alcune dovute precisazione su come attuare una reale strategia di linkbuilding. In un piccolo intervento come questo, dove mi colloco insieme ad altri colleghi esperti della materia eviterò di elencare le priorità di come capire se un link possa essere buono o meno per il nostro sito, vedi differenziazione IP, classe C diversificate, stessa lingua di provenienza, stessa nicchia e molti altri fattori, sicuramente l’argomento sarà trattato da qualche altro collega.
Io qui vorrei porre l’accento su come attuare la strategia, partendomi dal concetto di link juice. Partire dal succo di link diventa fondamentale nel sdoganare un concetto, la linkbuilding non è semplicemente rimandare link verso una pagina ottimizzata ad hoc per una determinata keywords e bombardarla di link, magari anche con anchor text esatta, nella speranza che quella pagina venga su per la keyword che ci interessa.
Questo è un modo piuttosto obsoleto, anche se spesso performante, di concepire una strategia di linkbuilding. Lo scopo dovrebbe sempre essere quello si puntare ad una crescita totale di TRUST del sito, per questo andrebbero rimandati link non solo verso le pagine da spingere, ma anche verso le pagine non oggetto per forza di posizionamento, perché così facendo si riesce a distribuire in maniera equa juice e trust nell’intero sito.
Un sito più forte nella sua totalità sarà più facilmente premiato e visto bene da Google.
Paragrafo a cura di Gaetano Romeo
La Link building in un progetto web dove c’è concorrenza è, secondo me, di vitale importanza ed è inutile nascondere che un’attività di link popularity ben definita aiuta a migliorare il posizionamento delle parole chiave più difficili, ma anche a consolidare la “fiducia” del sito web agli occhi dei motori di ricerca che tenderanno, con il tempo, a premiarlo ed a preferirlo rispetto ad altri.
Quello che non funziona della Link Building è una mancanza di strategia, improvvisazione ed ovviamente un sito web NON OTTIMIZZATO, perché se la costruzione di un profilo backlink aiuta nel posizionamento, il 90% è sicuramente merito da un’ottimizzazione del sito on page (struttura, contenuti, organizzazione, keyword research e search intent).
Paragrafo a cura di Domenico Puzone
Dal punto di vista operativo mi sento di dare il seguente consiglio: scegliere sempre siti web con un’alta rilevanza per l’utente, dunque non solo per Google. Mi spiego meglio. Nel tempo ho costruito decine di siti affiliati e molti hanno raggiunto una quantità importante di traffico, altri invece sono stati penalizzati.
Se qualcuno avesse acquistato un backlink da uno dei miei siti l’avrebbe pagato molto bene, non sapendo però che, nonostante le ottime metriche, questi avrebbero perso gran parte del traffico entro 2/3 anni a causa di un aggiornamento algoritmico di Google.
Trattandosi di test non ho mai venduto guest post su questi siti, tuttavia avevano i requisiti di un buon backlink, tranne che per la “lungimiranza” del business plan. Ciò che ho imparato è che molti siti nascono per vendere prodotti, altri come progetti editoriali, ma è di vitale importanza assicurarsi che il sito target continui ad essere online tra 5 anni o anche tra 10 anni.
Secondo me l’acquisto di un backlink non è dissimile dall’acquisto di un’azione nel mercato finanziario. Acquistereste mai un’azione che tra 5 anni perderà l’80% del proprio valore o che addirittura rischierà di non essere più sul mercato? Naturalmente nessuno può saperlo con certezza ma un backlink da un sito leader di settore è un investimento migliore rispetto ad un sito con ottime metriche che però non ha brand awareness (anche se il leader di settore costa 3 volte in più).
Oltre a questo aspetto fondamentale, consiglio di trattare sempre sul prezzo. Un backlink è un prodotto digitale molto volatile ed il suo prezzo spesso viene definito con troppo ottimismo. Per questa ragione chiedo sempre uno sconto per acquisti in bulk o nel caso in cui si tratti di backlinks da € 300+ di valore.
Stando ai miei fogli Excel, ho risparmiato circa il 30% del budget semplicemente chiedendo uno sconto. Naturalmente ho ricevuto molteplici rifiuti tuttavia, con un’adeguata strategia di scouting, sarà possibile creare liste davvero infinite di siti dai quali acquisire un backlink di ottima qualità ad un prezzo giusto.
L’ultimo aspetto riguarda il monitoraggio. Negli anni mi è capitato di vedere i miei backlinks cancellati o modificati senza preavviso, ad esempio erano passati da dofollow a nofollow. Consiglio sempre di utilizzare tools come Ahrefs o Sistrix per il monitoraggio dei backlinks e degli eventuali cambiamenti degli anchor text.
C’è anche una soluzione meno costosa e soprattutto in real time ed è rappresentata da Seo Tools for Excel da utilizzare direttamente nei fogli di calcolo con la formula checkbacklink.
Paragrafo a cura di Alessandro Caira
La link building è essenziale per una strategia di visibilità nel web. Chi dice il contrario non vuole svelare le proprie carte o sta ancora aspettando link spontanei.
Certo quando sei un’autorità nella tua nicchia tutto diventa più semplice, ma quando sei mister nessuno e devi valutare l’acquisto di un link piuttosto che un altro (e soprattutto stabilire se l’importo richiesto è congruo) cosa fai?
Non mi dirai che anche tu usi il parametro ZA di Seozoom!
Quello che voglio lasciarti è il mio personale metodo per valutare la forza di un backlink, basato (oltre che allo ZA, DA, TF e chi più ne ha ne metta) su una cosa importantissima, la pertinenza.
Se il tuo sito parla di mangiare per cani ed acquisti un link da un portale di giardinaggio, quanta spinta credi possa dare al tuo progetto?
Per valutare la pertinenza di un sito rispetto alla nicchia in cui operi io sono solito farmi aiutare dagli operatori avanzati di Google. Di seguito gli step che compio:
Facciamo un esempio pratico. Il mio sito tratta l’argomento Web Marketing e trovo interessante il sito marketers.media (ogni riferimento è puramente casuale ahahahha). Eseguo la ricerca:
Bene così facendo mi sono assicurato che il link che otterrò sarà in linea con il tema trattato nel mio sito web. Spero possa esserti utile questa piccola tecnica e buona link building.
Paragrafo a cura di Francesco Ragusa
Il mio approccio alla link building nel tempo è cambiato notevolmente, infatti, se prima mandavo link da qualsiasi fonte, oggi, preferisco ottenere link da siti che a loro volta hanno un profilo link adeguato e in linea con i miei contenuti.
Mi spiego meglio, se devo linkare un sito che tratta il topic food non contatterei un altro sito che, pur avendo contenuti affini ai miei, prende link da siti con topic differente piuttosto mi cercherei di ottenere link da siti che ricevono a loro volta link da siti perfettamente a tema e che riescano, in qualche modo a generare engagement all’interno del settore e che siano reattivi all’indicizzazione da parte di Google così da essere sicuro che il mio link sarà ben visto da Google stesso.
Prima di approcciarmi nel modo corretto al far crescere un sito con i link, ho dovuto comprendere che la link building non fa altro che emulare il naturale processo che dovrebbe avvenire quando un sito va online e nel tempo acquisisce la stima di chi lo visita, ricevendo così un collegamento che fa da ponte da un sito ad un altro nel caso in cui chi lo ha visitato sia un blogger o affine.
Quindi, comprendere che:
Non esiste la formula magica per capire se un link è buono o meno e non esistono metriche che permettano all’utente di capire se per qual sito vale la pena spendere energie per ottenere un link.
Le metriche sono solo numeri che spesso non corrispondono alla realtà, infatti non è difficile trovare siti con metriche alte che sono stati utilizzati per spam e successivamente abbandonati per ban.
Ultima cosa che mi sento di scrivere è che ad oggi vedo che c’è molta paura ad inserire link in uscita e questo, secondo me, è un danno enorme che porta i blogger a non inserire link in uscita o a metterli con rel nofollow solo per non intaccare il proprio ranking.
Beh questo è un controsenso enorme, perché da un lato si professa di creare contenuti che possano essere capaci di attirare link naturali e dall’altro si infonde paura nel mettere link in uscita perché Google potrebbe non vederla di buon occhio.
Morale della favola, vengono creati siti contenitori di link e siti che mettono link ma solo utilizzando la giusta precauzione.
Paragrafo a cura di Marco Salvo
In molti si chiedono qual è il futuro della link building e se nel 2023 ha ancora senso farla. In effetti Google, con l’introduzione di algoritmi ad intelligenza artificiale come RankBrain, sta sempre più monitorando i segnali qualitativi che gli utenti trasmettono tramite il loro comportamento sulle SERP.
Nel seguente video Giorgio Taverniti esprime un’interessante punto di vista frutto dell’osservazione delle modifiche alle linee guida di Google.
Al momento la risposta alla domanda è si. I link hanno ancora molto peso sul posizionamento in SERP competitive pertanto fare link building è ancora necessario per emergere nelle prime posizioni dei risultati di ricerca.
La link building è quella branca della SEO che non può mancare in una strategia di posizionamento, soprattutto per SERP particolarmente competitive. Come anche per le attività on site, se fatta male può essere controproducente per il raggiungimento degli obiettivi.
Motivo per cui consigliamo di rivolgersi solo a SEO Agency o consulenti SEO freelance esperti in materia, affinché on site ed off site vadano di pari passo per il raggiungimento di posizioni utili al core business e dal traffico organico qualitativo.
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5 Comments
Wow bellissimo articolo! Tanti consigli utilissimi….bravi!
Grazie Marco!
Complimenti per l’articolo esaustivissimo. Una vera miniera d’oro di informazioni. Stavo cercando in rete delle informazioni sulla link building che mi dessero delle vere nozioni sul tema, con tanti esempi pratici ed un approccio completo (un esempio su tutti sono i riferimenti anche alle tecniche black hat), e devo dire di aver trovato una risposta più che completa. Grazie davvero.
Grazie Andrea, condividi l’articolo con chi ritieni possa ritenerlo utile 🙂
Articolo completo e molto esaustivo! Vorrei solo sapere un paio di cose:
1. ha senso chiedere a qualcuno che in passato ha linkato al mio sito (grazie a un Guest post) con attributo nofollow di trasformare quel link in dofollow? Cambierebbe qualcosa per Google oppure, come si dice, quel che è fatto è fatto ormai?
Purtroppo parliamo di circa tre anni fa, ero poco esperta e ho scoperto in seguito questa cosa, con mio forte dispiacere!
2. L’attribuzione sponsored a un link sponsorizzato è come se fosse follow o nofollow?
Grazie!